Mi capita spesso di guardare gli annunci immobiliari, sia attraverso le vetrine delle agenzie, sulle locandine, che regolarmente mi mettono nella buca delle lettere, oppure on-line; lo faccio un po’ per deformazione professionale un po’ per rimanere aggiornata sui prezzi di mercato (quanto meno quelli richiesti).

La maggior parte delle volte rimango inorridita da ciò che vedo! La parola potrà sembrare forte, ma non lo è! Mi chiedo infatti come sia possibile in questa era in cui l’immagine la fa da padrona vedere immobili presentati in questa maniera!

Non parlo solo di fotografia, perché anche il miglior fotografo d’interni nulla potrebbe di fronte a certe case!

Ci sono le case vuote, che non danno minimamente la percezione degli spazi (spesso non si riescono comprendere quando si è in loco, figuriamoci attraverso fotografie fatte alla veloce con un cellulare…).

Poi ti trovi gli immobili disabitati, ma arredati che spesso e volentieri diventano il “refugium peccatorum” di tutto ciò che non serve, togliendo anche qui, la possibilità di poter definire gli ambienti, non solo, la confusione creerà un senso di fastidio, magari a livello inconscio, che farà proseguire nella ricerca.

Con le case abitate il discorso non cambia, ne troviamo numerose davvero molto disordinate, e quelle più curate hanno comunque troppi oggetti personali in vista che creano una certa “distanza” in che guarda le immagini.

In tutt’e tre i casi si aggiunge che ante o tapparelle non sempre sono completamente aperte, e le stanze risultano scure aumentando il senso di disagio.

Ribadisco, siamo nell’era che esalta l’immagine, l’epoca dell’apparire (non per forza nella sua accezione negativa), ma quando si tratta di case da vendere questo non conta:
i proprietari non ne hanno cura, gli agenti immobiliari corrono come trottole riducendosi a fotografare alla veloce con cellulare o compattina… le case risultano buie, storte, disordinate.

Eppure esistono il decluttering, l’home staging e la fotografia immobiliare per poter presentare al meglio gli immobili… sono ormai anni che queste tecniche sono arrivate dagli Stati Uniti anche nel vecchio continente; in Italia sono almeno 10 anni che se ne parla. Eppure sono ancora molti che non sanno di cosa si tratti, sono ancora molti che pur conoscendole non le vogliono usare o proporre.

Gli esempi e i casi di successo sono ormai tantissimi e facilmente constatabili

In questa occasione, l’alloggio, sul mercato da un anno, è stato venduto in 30 giorni dall’intervento di home staging, senza ribasso di prezzo!

I dati parlano chiaro:

Eppure nonostante questo esempio sono ancora molti a non capire che la casa è un prodotto e come tale va presentata al meglio!
In un mercato competitivo come quello immobiliare, dove l’offerta supera la domanda, non c’è posto per la mediocrità!

Le immagini, grazie al web, hanno un ruolo fondamentale nella comunicazione strategica di tutti, avere un immobile disordinato, mal fotografato, non attirerà l’attenzione di nessuno.

Chi cerca casa comincerà a fare una prima scrematura via internet e scarterà tantissime case perché non sono minimamente attratti dalle immagini (ti è capitato?), e, quand’anche decida poi di andare a vedere la casa avrà mille difficoltà ad apprezzarla:
– se è vuota difficilmente capirà se ci sta tutto quello che ha o che vorrebbe avere;
– se è arredata probabilmente si sentirà un ospite, magari anche indesiderato!

La scelta che farà, se la farà, sarà del tutto, razionale, ci penserà mille volte, prenderà la piantina (ahimè catastale e incomprensibile) e la studierà ancora e ancora… e VEDRA’ OGNI MINIMO DIFETTO che non esiterà ad elencare per giustificare la richiesta importante di sconto!

L’home staging, invece, punta alle emozioni, studiando il giusto target di riferimento, valorizzando i pregi (senza mai nascondere i difetti), definisce gli spazi e crea quel quid che ne fa innamorare immediatamente! (Attenzione: l’home staging NON è mettere due cuscini e due fiori… c’è uno studio ben preciso dietro una scenografia!!)

La scelta allora sarà fatta “di pancia”, quasi immediata, per paura di perdere l’occasione e lo sconto richiesto sarà decisamente meno alto.

Davvero non capisco perché chiunque metta in vendita una macchia la lavi dentro e fuori, la lucidi, ma, se si tratta della casa, non faccia nulla!

 

In questo periodo sto seguendo la ristrutturazione di un bellissimo casale nelle colline dell’acquese comprato l’estate scorsa da una coppia di stranieri.

Sono due persone straordinarie che hanno comprato questo rustico per i loro 25 anni di matrimonio!

Quando me lo hanno raccontato ho pensato: “WOW che cosa romantica!”.

Si sono innamorati delle colline del Monferrato e hanno pensato che sarebbe stato un buon posto per le loro vacanze e, eventualmente, per rifugiarsi arrivati alla pensione!
Il casale è molto grande, una parte era già adibita a casa, mentre la parte più grande era adibita a fienile. Loro hanno richiesto un progetto affinchè tutta la casa diventasse abitabile.

Interessante Virginie e quindi?

E’ facile intuire che questa coppia che abita e lavora in un paese asiatico non può certo seguire i lavori e nemmeno andare in giro a cercare gli elementi d’arredo!

Sono stata quindi contattata per aiutarli nella scelta, nell’acquisto e nella presenza in loco all’arrivo poi effettivo dei mobili con supervisione allo scarico e al montaggio.

Non troppo tempo fa sono venuti in Italia per vedere come stavano procedendo i lavori e per qualche giorno abbiamo fatto una full immersion di negozi per i mobili (in particolare per le finiture della cucina e i divani) e per le piastrelle. E’ stato faticoso concentrare tutto in pochi giorni, ma anche molto divertente e soddisfacente.

Questo mi ha permesso di capire ancora meglio i gusti e le esigenze dei clienti.
Fin qui tutto bene…

MA… ovviamente c’è un ma… non sta andando così “liscio” come può sembrare: i clienti vorrebbero avere una cucina country con forno in combinata coi fuochi (insomma non ad incasso per intenderci) e un lavello unica vasca da 90cm da appoggio.

In Italia non è molto usata questo tipo di cucina, quindi il forno in questione difficilmente lo trovi in offerta nei mobilifici, e il lavello… da 90 cm sembra non esistere! Li trovi da 60 cm ma, appunto, non della misura che vorrebbe la padrona di casa.
Per il forno ho fatto una ricerca e ho trovato un rivenditore della marca specifica richiesta dalla cliente, riuscendo così a dimezzare il prezzo proposto. E per il lavello nei prossimi giorni ho un paio di contatti da fare (spero vivamente di trovarlo!).
Ok, credo che molto probabilmente del forno e del lavello della cliente non è che ti interessi più di tanto e lo posso capire, allora perché ti racconto questo?

Per spiegarti come lavoro… ho cercato e sto cercando soluzioni migliori per i clienti anche se questo significa andare in giro, prima sul web, poi fisicamente, alla ricerca di qualcosa che magari non riesco neanche a trovare.

Qualcuno mi ha detto che mi prodigo perfino troppo, che non si può “impazzire” per determinate cose, ma non sono del tutto d’accordo. Certo, avrei potuto lasciarli pagare il doppio per il forno, e dirgli che il lavello o lo prendeva da 60 cm o lo facevamo fare in marmo (a prezzo molto probabilmente più alto e decisamente più delicato da mantenere). Alla fine io cosa ne posso? Non sono io che produco e rivendo, no?

Però personalmente cerco sempre di dare quel qualcosa in più, perché vedere negli occhi dei clienti la gioia vera è per me la soddisfazione più grande!
E messaggi come questo me ne danno la conferma

Ora io ti ho fatto l’esempio di una cucina, ma questo è quello che otterrai da me se vorrai affidarmi casa tua… SEMPRE!

Questo weekend sono stata via con mio marito, una piccola pausa da tutto e da tutti…

Siamo stati in un piccolo B&B sul lago maggiore.

La località era incantevole, la struttura era carina e i proprietari sono stati molto cortesi, però…
Mancava qualcosa, in bagno non c’era un piano d’appoggio per posare lo spazzolino, non c’era la luce allo specchio e non c’erano abbastanza ganci per appendere gli asciugamani (per prendere il telo dopo la doccia ho sgocciolato dappertutto).

Dall’annuncio era chiaro che mancasse l’asciugacapelli, quindi ho portato il mio, ma… non c’era la presa in bagno, ho dovuto asciugare i capelli in camera!

Lì per lì non ho dato peso a queste cose, quando si è in vacanza si è più rilassati e si è meno esigenti, ma oggi al momento di scrivere una recensione ci ho pensato…
Ora non è nelle mie intenzioni dare un “brutto voto” alla struttura, i proprietari non lo meritano, ma non posso nemmeno scrivere “tutto perfetto”.

Dovrei mettere un giudizio medio scrivendo “carino, ma…”. Però per la cortesia che i titolari hanno avuto, mi dispiaceva e quindi deciso di non fare nessuna recensione!

In realtà, essendo il mio mestiere, ed essendo entrata un poco in confidenza con la signora, le ho parlato direttamente facendo notare questi piccoli-grandi particolari.

Ma ora pensa un attimo a chiunque altro passi di lì: ci sarà, com’è ovvio, chi si accontenta mettendo sul piatto della bilancia tutto il resto e quindi, farà una recensione positiva comunque…

Ci sarà chi invece tiene molto a questi particolari e farà una recensione negativa e questa inciderà decisamente sul “punteggio” della struttura. E chi sta cercando un B&B in quella zona potrebbe andare oltre e scegliere un’altra sistemazione.

Infine ci sono quelli che si sono trovati tutto sommato bene, ma che hanno dato un peso a quei dettagli e che, per non essere “cattivi”, non scriveranno nulla… ma una recensione positiva mancata è quasi come una recensione negativa perché non darà risalto alla struttura lasciando chi cerca su internet nel dubbio sul fatto che possa o meno essere il posto che fa per loro!

E allora mi rivolgo a te che con la tua struttura ospiti tanti turisti… sei pronto al loro arrivo?
Hai curato anche queste finezze? Queste cose possono fare la differenza tra una location “non plus ultra” e una semplicemente “carina”. Questo farà la differenza tra ricevere molti turisti, ma con periodi vuoti, e avere sempre il pieno di prenotazioni!

Non permettere che queste piccole disattenzioni ti facciano perdere tanti commenti positivi, e quindi ti lascino nella marea di scelte possibili per i turisti.
Cura ogni dettaglio fino al minimo particolare, fai in modo che i tuoi ospiti vivano un’esperienza unica che li faccia venire voglia di tornare, di consigliarti a chiunque anche attraverso recensioni super!

Se i tuoi ospiti, pur avendo dichiarato di essersi trovati bene non lasciano nessun commento sui vari portali o sulla pagina facebook potrebbe esserci qualche cosa che non li ha soddisfatti totalmente!

Se non vuoi perdere altro tempo, ma soprattutto altri “punti” che ti portino nell’Olimpo dei B&B, chiamami subito e andremo a fare uno studio approfondito apportando quelle piccole migliorie che lasceranno TUTTI i tuoi ospiti a bocca aperta e desiderosi di far sapere al mondo che meravigliosa vacanza hanno fatto!

Forse oggi i pouf possono essere considerati fuori moda (forse!!), ma LEI, la POLTRONA SACCO di Zanotta resiste imperterrita grazie al suo design all’avanguardia e come immagine rappresentativa della propensione all’ottimismo degli anni sessanta.
Erano gli anni in cui mobili realizzati con materiali moderni e a buon mercato come le plastiche stampate ad iniezione presero piede. Erano gli anni in cui mobili gonfiabili e usa e getta entrarono a far parte dell’arredamento simbolo della rivoluzione socioculturale giovanile… erano gli anni in cui tre torinesi, Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro, progettarono per Zanotta la poltrona Sacco!

Zanotta, produttore italiano, non esitò a salire sul carro dei mobili pop e ralizzò la poltrona che oggi conosciamo nel 1968 (è ancora in produzione).
I prototipi in realtà erano già stati prodotti anni prima, in origine doveva essere un involucro trasparente contenente del liquido, ma risultò troppo pesante e difficile da riempire, così pensarono bene di utilizzare le palline di polistirene espanso.
Riscosse subito successo perché non avendo nessun tipo di struttura, né sostegno, poteva prendere qualunque forma desiderata!

 

 

 

 

 

 

Molti possono ricordarla grazie agli sketch e nei film in di Paolo Villaggio che il protagonista sia il Rag. Fantozzi o Fracchia… lui, maldestro e pasticcione faceva sempre fatica a sedercisi.

 

 

 

 

 

 

E’ una delle sedute più imitate al mondo, ma solo l’originale vinse il compasso d’oro nel 1970, solo l’originale è stata esposta al MoMA di New York nel 1972 ed inserita nelle collezioni internazionali di arte contemporanea al Museo delle Arti Decorative di Parigi, al Victoria & Albert Museum di Londra e al Museo del Design alla Triennale di Milano…

 

 

 

 

 

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L’ altro giorno, come spesso accade, ero seduta a lavorare a pc, diversamente dal solito però, in casa regnava un inquietante silenzio… Chi è mamma lo sa “il silenzio è d’oro, ma se hai dei figli è sospetto!” (cit) , in pensiero, quasi “allarmata” sono andata a vedere cosa combinavano le mie “belvette”…

Ebbene la mia preoccupazione era infondata, i due fratelli con la supervisione del cane stavano semplicemente facendo un puzzle!
Ne hanno fatti più di uno lasciandomi davvero tranquilla di fare tutto ciò che mi ero prefissata. E quindi VIVA I PUZZLE, che sanno occupare i miei figli in maniera creativa!

Perché ti racconto questo? Perché mi è venuta la curiosità di sapere quando e come sono nati questi fantastici (sì è vero sono interessata nel dirlo) giochi e sono rimasta davvero stupita nello scoprire che esistono dal 1766!!!!

Fu un incisore e fabbricante di mappe di Londra (John Spilsbury) che ebbe l’idea di incollare le sue cartine su una tavola di legno e di ritagliare ogni singolo paese sulla propria linea di confine con un seghetto. Conosciuta come “Dissected Map” (Mappa sezionata) è stata utilizzata per tantissimi anni a scopo educativo: quello di insegnare la geografia ai bambini!

 

I puzzle intesi più comunemente come “passatempo”, sempre in legno, vennero prodotti nel 900, tagliati un pezzo alla volta e non concepiti per incastrarsi. Essendo pezzi unici erano quindi molto cari e perciò ad appannaggio di persone ricche che usavano questo gioco come intrattenimento nelle loro feste.
Ma la passione per questo gioco crebbe al punto di portare alla produzione in serie.

Il nome “Puzzle” fu inventato nel 1908 rimandando ai pezzi che si incastravano fra loro.
Nel 1929 i puzzle diventarono un passatempo molto apprezzato da tutti, fino a diventare una “moda nazionale”. Interessante sapere che negli anni 1932/33 negli stati uniti se ne vendevano circa dieci milioni alla settimana!

I puzzle raffigurano un po’ di tutto, dai personaggi dei cartoni per i bambini, alle riproduzioni di quadri e foto famose. Anche il numero di pezzi per ogni puzzle è variegato e ci sono anche i puzzle 3d (o i mappamondi).
E’ un gioco sempre apprezzato, a qualunque età, che resiste nonostante ci siano tanti giochi tecnologici… i imiei bambini, me ne hanno dato dimostrazione!

Qualche tempo fa vi ho parlato della dispensa e di quanto questa sia importante in una cucina. Oggi voglio ampliare il discorso alla cucina in generale. Se dovete cambiarla, o se state per comprarne una nuova ecco alcuni spunti da cui partire:

 

  • I tre punti nevralgici della cucina sono, frigo, lavello (e lavastoviglie) e fuochi (con forno). Questi tre elementi racchiudono le tre attività che si fanno in cucina: preparare, lavare e cucinare, quindi vanno tenuti abbastanza vicini tra loro per permettervi di non fare le mille miglia con in mano piatti ustionanti o sgoggiolanti. Per chi può l’ideale sarebbe metterli al vertice di un triangolo equilatero… ma va da sé che non tutti abbiamo lo spazio per questo (io per esempio non ce l’ho! ). In una cucina lineare fuochi-lavello – frigo saranno la conformazione migliore, mentre in una cucina con due lati paralleli lavabo – frigo su una parete e fuochi sulla parete opposta! Nelle altre situazioni, come scritto poc’anzi cercare di creare un triangolo il più possibile equilatero, sarà decisamente più facile e funzionale muoversi e lavorare!

 

 

 

 

 

 

  • Nel post della dispensa sottolineavo la sua importanza per una corretta sistemazione di cibo e stoviglie, è altrettanto importante avere un giusto spazio per il piano di lavoro! Bisogna trovare un giusto compromesso tra le due cose, magari non fate la pasta in casa (ma poi perché no?) ma quando dovete preparare più di una portate avere spazio dove appoggiare i vari ingredienti e recipienti è indispensabile!
  • Se siete fortunati da avere lo spazio per un’isola o una penisola ricordate di dargli la giusta importanza, saranno le protagoniste di questo ambiente! L’idea di inserire nel piano i fuochi o il lavello risulta vincente per favorire la comunicazione con la famiglia o eventuali ospiti!
    b. ricordate di lasciare almeno un metro di spazio tra isola e gli altri mobili in modo da mantenere tutto comodamente fruibile!

 

 

 

 

 

 

 

  • D’obbligo la cappa aspirante e non solo filtrante, per confluire il vapore all’esterno. La cucina è un ambiente umido e una buona aerazione è indispensabile per la conservazione dei cibi.
  • Una volta delineata “fisicamente” come sarà la vostra cucina arriva la parte tra quelle più importanti… ovvero l’illuminazione! Mi raccomando NON SOTTOVALUTATE questo aspetto! La cucina è l’ambiente che va illuminato più di tutti e che necessita anche di luci correttamente direzionate verso l’area di lavoro, l’isola se l’avete e anche sul tavolo dove si mangia!

 

 

 

 

 

 

 

By Virginie

Quando ci capita di rompere un vaso, un piatto o qualcosa di questo genere, per quanto di valore (intrinseco o affettivo), abbiamo la tendenza a raccogliere i cocci e buttarli. Anche se era una cosa a cui tenevamo molto perché magari ricordo di una persona cara…

Esiste però una tecnica giapponese che permette di recuperare questi oggetti dandogli un nuovo valore: si chiama KINTSUGI o kintsukuroi e letteralmente significa riparare (tsugi) con l’oro (kin). Cosa fa? Mette in evidenza le “fratture” unendo i frammenti con oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro (ma anche rame) . Con l’utilizzo di metalli preziosi l’oggetto ricomposto acquista un nuovo valore e diventa unico e irripetibile grazie alle venature sempre differenti per la casualità con cui si è rotto precedentemente.
Non solo NON nasconde le rotture, ma le esalta raccontando la storia dell’oggetto in questione e delle sue “cicatrici” creando delle vere e proprie opere d’arti!
Si narra che questa tecnica sia nata intorno al XV secolo, quando Ashikaga Yoshimasa, ottavo shogun dello shogunato Ashikaga, dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita tentò la riparazione affidandola ad alcuni artigiani giapponesi. Rimasti sorpresi da questa richiesta decisero di provare a trasformarla in gioiello riempiendo le crepe con resina laccata e polvere d’oro.
In effetti il XV secolo è un periodo molto florido per l’arte giapponese.

Quest’arte ha, naturalmente, implicazioni psicologiche: le brutte esperienze aiutano a diventare una persona unica e preziosa, quindi le ferite vanno valorizzate ed esibite!

CURIOSITA’: ancora oggi, per riparare i pezzi più grandi e pregiati con la tecnica kintsugi, dati i diversi passaggi necessari e il tempo di essiccazione, può occorrere fino a un mese.
(foto dal web)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Siamo a ridosso del mese di marzo, tra 23 giorni inizia ufficialmente la primavera, ma in questi ultimi giorni siamo nella morsa di “BURIAN” l’ondata di gelo arrivata dai Balcani e allora ecco che i riscaldamenti sono sempre accesi su temperature alte, così come camini (per i fortunati detentori) e stufe… ma spesso, nonostante questo, si arriva a fatica a temperature gradevoli, questo a causa di una scarsissima coibentazione delle nostre case!

“La coibentazione è una tecnica per isolare due sistemi aventi differenti condizioni ambientali, in modo che i due sistemi non scambino calore o vibrazioni sonore tra di loro. La coibentazione può offrire dunque isolamento termico, acustico o termoacustico. Tipicamente la coibentazione viene effettuata interponendo tra le due parti specifici materiali (ad es. pannelli) che non permettono lo scambio di calore, nel caso di isolamento termico (cappotto termico)…” cit wikipedia

Ora, se non stai costruendo o ristrutturando casa, se magari abiti in un vecchio condominio potrebbe sembrare impossibile risolvere il problema, rassegnandosi a soffrire il freddo d’inverno (e il caldo d’estate).
In realtà ci sono degli interventi che si possono fare e che aiutano:

– Le finestre sono le zone dove si ha più dispersione di calore, quindi la prima cosa da fare potrebbe essere quella assicurarsi di avere buoni serramenti. L’isolamento termico dipende dal materiale del

serramento, dal tipo di vetri utilizzati e dal numero di strati di vetri (ci sono serramenti a triplo strato con sistema oscurante integrato!). Se non li puoi / vuoi cambiare assicurati di togliere tutti gli spifferi!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

– Esiste il sistema ad “insufflaggio”: attraverso alcuni fori fatti sul muro viene introdotto nell’intercapedine il materiale isolante ad alta efficienza termica che elimina le dispersioni termiche portando comfort termico ideale. (Questo sistema di coibentazione non richiede permessi comunali).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

– Può sembrare sciocco, ma, in caso di riscaldamento classico a gas, lasciare libero il termosifone da tende o mobili e lasciarli respirare aiuta a migliorare il riscaldamento dell’ambiente.
Un trucchetto in più? “isolarlo” dalla parete retrostante con un pannello in legno o polistirolo! Questo aiuterà a far sì che il caldo si “concentri” solo verso la stanza e non si disperda nel muro!

 

(Foto web)

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Virginie

Casa Vicens è una delle prime opere dell’architetto spagnolo Antoni Gaudì, uno dei massimi esponenti del modernismo catalano.
Casa Vicens si trova in centro del quartiere di Gracia a Barcellona. Ai tempi in cui casa Vicens è stata commissionata, 1878, Gracia era un paesino in cui le famiglie facoltose di Barcellona usavano costruire le loro case vacanze (Gracia è diventato quartiere della capitale catalana nel XIX secolo).
Il progetto, fu presentato al comune nel 1883 e fu richiesto da Manel Vicens i Montaner, proprietario di una fabbrica di ceramica, particolare direi abbastanza visibile nella casa, decorata dai famosi “azulejos” piastrelle quadrate tipiche nelle decorazioni architettoniche spagnole e portoghesi.
L’opera oltre ad essere la prima del famoso architetto è uno degli edifici che hanno dato il via al Modernismo.
Gaudì è conosciuto per il suo modo di interpretare l’architettura con forme naturali in questa prima opera la natura è presente con i colori, ma separata dalle forme (cosa che troveremo nelle opere successive): Casa Vicens a ha una forte influenza neogotica, con elementi in stile mediterraneo e islamico (i famosi azulejos arrivano infatti dalla cultura araba).
Per oltre un secolo è stata abitazione privata, acquistata nel 2014 dall’istituto bancario MoraBanc di Andorra è stato finemente ristrutturato e aperto al pubblico lo scorso novembre. E’ ora un museo che ospita le opere dell’architetto.
Da sapere: dal 2005 è considerata patrimonio dell’UNESCO insieme ad altre 6 opere di Gaudì
– Facciata della natività e cripta della Sagrada Familia
– Palau Güell
– Cripta della colonia Güell
– Parc Güell
– Casa Batlló
– Casa Milà

(foto dal web)

A chi di voi capita, dopo aver fatto la classica spesa settimanale di non sapere dove mettere tutto il cibo e le bevande appena portate a casa??

Se è così significa due cose
– avete comprato decisamente troppo – non avete una dispensa adatta!

Se non siete compratori compulsivi è più facile la seconda!

Se non dovete cambiare la cucina (o casa) si puo’ porre rimedio cercando di eliminare il prima possibile tutti gli avanzi (non so voi, ma io spesso mi trovo con tanti pacchi con meno di un etto di pasta… ); oppure comprare dei divisori interni per aumentare la possibilità di immagazzinare.

Se invece siete in procinto di comprare/cambiare cucina ci sono alcuni elementi di cui tenere conto…

Le dimensioni della cucina sono la prima cosa che dobbiamo avere bene a mente, così come un’idea di ciò che serve per il bisogno della nostra famiglia (la dispensa di un/a single sarà diversa di quella di una famiglia di 4 persone!).

Avendo chiare queste cose dobbiamo fare una scelta di gusto personale (a volte, ammettiamolo, anche dettato dalle dimensioni della cucina): dispensa integrata nella cucina o mobile separato?
Infine, la d

ispensa deve adattarsi allo stile ed ai colori che avete scelto per la vostra casa!

 

 

Quando la cucina è grande la dispensa integrata con la cucina è la soluzione più facile e funzionale, il gran numero di cassetti, ripiani e scaffali conterranno tutto il necessario!

Il problema nasce con le cucine più piccole: in questo caso pensare ad armadiature dove possibile per sfruttare più spazio possibile.  Negli stessi armadi si possono pensare con cassetti o con carrelli per sfruttare ogni millimetro!

 

 

 

 

 

 

 

 

Se invece la cucina è davvero piccola e lo spazio basta appena per le stoviglie toccherà pensare a un bell’armadio capiente nella stanza adiacente.

 

Se state cercando casa e potete… beh la stanza separata, adiacente alla cucina da utilizzare come dispensa sarebbe davvero l’ideale!!! (per altro il mio sogno come la cabina armadio!)

 

 

 

 

 

 

 

By Virginie