Cavoli come passa il tempo!
Ho decisamente trascurato questo blog! E’ che mi sono molto concentrata nel dare inizio a questa meravigliosa attività…ho perfino aperto Partita Iva!! e poi ho “cambiato immagine” con un nuovo bellissimo logo:

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La mia sigla è diventata più aggraziata, e il resto….beh io adoro!!!

Comunque ora sto riprendendo le redini di tutto e ho intenzione di riprendere anche il blog…STAY TUNED!!!

Per ora auguro a tutti

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By Virginie Simonet

Parliamo ancora di Home staging: non sempre i proprietari di casa hanno voglia di investire dei soldi per sistemare la casa e renderla così “appetibile” alla vendita, ammettiamolo l’home staging è ancora un argomento difficile da far capire, molti pensano sia un costo, non capendo che, invece, è un investimento che poi ritorna!
Capita spesso di trovarsi in appartamenti desolatamente vuoti… una stanza spoglia, come già detto in un post precedente, sembra più piccola, meno capiente di quello che in realtà è! Inoltre non tutti riescono ad immaginare “come potrebbe essere” vivere lì… allora che fare se il proprietario proprio proprio non vuole investire in un bell’intervento di Staging?
Si può optare per uno Staging virtuale: ovvero con l’aiuto di programmi 3d arredare le stanze della casa. Eccone un esempio appena fatto:

Piantina suggerimento1

Anche vuota la piantina presentata in questa maniera, rispetto a quella del catasto, sa già più “di casa”, con gli arredi posizionati si vede molto bene quanto sia spaziosa!

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Le immagini 3d e le visuali delle finestre (plus assoluto dell’appartamento) possono dare via alla fantasia!

Sala Sala2

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Camera principaleCamera principale2

Cameretta Cameretta2

 

Nello Staging virtuale si aggiungono mobili che in uno staging reale non si metterebbero mai (anche solo per praticità e per i costi che comporterebbero) come gli armadi o la cucina completa! Il tutto per dare armonia e far vedere che una casa apparentemente anonima può essere davvero bella!

Attenzione però! Visto così è molto carino, e ovviamente decisamente più economico di uno staging reale, ma ha un enorme contro: per quanto sia scritto che è tutto virtuale e che sono suggerimenti, i visitatori rimarranno delusi nell’entrare in una casa vuota! Se l’idea è quella di attirare visitatori può essere un’idea, ma bisognerà essere pronti ad attenuare il disincanto!

By Virginie Simonet

 

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No ma dico… ma che meraviglia sono queste lampade da tavolo???
Naturalmente non sono adatte a qualunque tipo di arredamento, ma di per se le trovo davvero spettacolari!
Alle fine basta davvero poco per ottenere oggetti davvero molto belli e spesso con un budget davvero molto basso!
Molti di questi oggetti danno quel tocco di personalità quando arredi una casa e spesso sono l’ideale per l’home staging essendo davvero low cost!
Girando per il web si trovano idee davvero originali per recuperare oggetti che sembrano inutili o banali:

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E’ il caso di questa vecchia porta con “squadrettatura” in vetro, trovo che l’idea di usarla come porta-foto sia semplicemente geniale, poi la i può usare come appendi-abiti (come in questo caso) ma, perché no, anche come testata del letto!

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E che dire di questo favoloso e ingegnoso recupero di queste cassette da frutta??? STREPITOSO! io sto diventando matta a cercare questo genere di cassette per fare quel benedetto coffe table, ma ormai queste solide sono difficili da trovare, ma non mi arrendo!

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Anche recuperare questi vecchi mattoni per farne un comodino è un’idea originale, potrebbe “sdrammatizzare” un ambiente formale, rendendolo più “fresco”, più easy!

 

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Infine aqnche questi due librerie “sui generis” sono sbalorditive, una semplicità unica, ma di grande effetto!
Come dicevo all’inizio non tutto sta bene dappertutto, ma con un pizzico di fantasia si possono ottenere grandi risultati recuperando cose che ci sembrano ormai da buttare.
L’idea di recuperare vecchi oggetti e dare loro nuova vita, non solo è creativo e originale, ma aiuta anche a creare meno “pattume” e quindi a salvare il nostro bellissimo e fragilissimo pianeta!

By Virginie Simonet

 

 

Evviva Evviva Evviva!
ce l’ho fatta, finalmente ho fatto la mia prima prova sul campo! Ora vi posso raccontare una giornata di home staging vero!
Partiamo dalla collaborazione e dalla fiducia che le mie insegnanti, ormai colleghe, mi hanno concesso… un paio di settimane fa Marta Nannetti titolare della Karisma Home Staging (dove ho fatto il corso) mi ha fatto contattare da Claudia, la sua assistente, proponendomi di andare con loro a fare il servizio fotografico di uno staging che avrebbero fatto di lì a poche settimane…incredula e con le palpitazioni al cuore dalla gioia ho accettato IMMEDIATAMENTE, sono occasioni che non si possono lasciar passare!!!

Così sabato siamo andate tutte e tre alla volta di Saluzzo. Ad attenderci un carinissimo appartamento appena ristrutturato che aspettava solo di essere valorizzato. Marta e Claudia avevano già fatto arrivare tutto l’occorrente che avevano ritenuto ideale per questa casa. Prima infatti si erano fatte spedire una piantina e delle foto degli interni vuoti per studiare il miglior allestimento possibile (non sempre si riesce a fare dei sopralluoghi, soprattutto quando i posti sono così lontani). Quindi pronti via ci siamo messe stanza per stanza a sistemare gli arredi e i complementi. Io eseguivo le istruzioni cercando di aiutare, ma è stato facile capire le loro idee!
E’ stato divertente e per me emozionante vedere cambiare “faccia” all’appartamento…ho cercato di mettere in pratica gli insegnamenti sotto la supervisione di occhi più allenati ed esperti.

Sistemata la casa abbiamo cominciato con le fotografie…. anche in questo caso sono stata molto seguita da Marta che tra le tante cose ha alle spalle anche un’esperienza di stylist per varie riviste. Quindi di nuovo, stanza per stanza abbiamo fatto le fotografie che valorizzassero ancora di più l’appartamento. Questo il risultato:

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Bagno-copia

Sala-copia

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Anche nella fotografia d’interni bisogna fare attenzione ai particolari… alla fine gli allestimenti diventano due: uno per la foto e uno per chi verrà a visitare. Gli arredi e i complementi sono quelli, ma per la fotografia, per dare maggior profondità, per non lasciare vuoti, per accompagnare lo sguardo nella stanza senza che nulla disturbi, alcuni oggetti verranno portati più o meno in scena, mentre saranno “al loro posto” per le visite affinché le persone abbiano una buona fruibilità degli ambienti sia con lo sguardo che, ovviamente, con gli spostamenti!

Per me è stata una giornata piena di soddisfazioni, ho imparato tanto.
Ringrazio Marta e Claudia per questa opportunità, per credere anche loro nella collaborazione e aver creduto in me…

By Virginie Simonet

Mood Board e Concept Board sono gli alleati inseparabili di Stager e Interior designer.

Ma che cosa sono i Mood board e i Concept board?
Sostanzialmente sono la stessa cosa: ovvero sono entrambi tavole “sensoriali” che servono a scoprire e creare l’atmosfera di un dato ambiente.
La differenza sostanziale tra i due è che con i Mood Board si potrà giocare anche con materiali, profumi andando a “solleticare” tutt’e cinque i sensi, mentre con il Concept Board saranno usate solo le immagini. Nel Concept, quindi, per “colpire” i sensi come il tatto e l’olfatto si dovranno cercare immagini che attivino i ricordi e l’immaginario.

(Mood Board fotografato al corso Karisma Home staging)
Moodboard Karisma logo karisma

Questo invece è un Concept Board fatto da me come prova/compito durante il medesimo corso.

Concept board Vivere lo Stile

 

Ma da dove si parte per prendere ispirazione???

– se si parte da zero, da una situazione ancora da costruire o al grezzo, cercare immagini che piacciono, che emozionano… estrarne i colori principali e da lì costruire il Mood o il Concept (il Mood come detto sopra sarà più completo, ma il Concept senza dubbio più pratico!)

– se si parte da una stanza vuota, ma già finita bisognerà includere nello schema colore che metteremo nel Mood/Concept anche i colori degli elementi esistenti che saranno i pavimenti e gli infissi;

– infine se si parte da una stanza già arredata di cui vogliamo migliorare l’immagine dovremo mettere nello schema colore non solo i colori di pavimenti e infissi, ma anche di quegli ingombri che non potremo cambiare.

Usare un Mood o Concept con uno schema colore ben definito aiuterà nelle scelte degli arredi e dei complementi creando un ambiente unico e confortevole.

By Virginie Simonet

State cercando casa, cominciate a navigare in internet su uno dei tanti portali per la ricerca di immobili… restringete la ricerca segnando la zona desiderata, il numero di locali e magari mettendo anche una fascia di prezzo… trovate queste fotografie:

vivere lo stile camera post stagingvivere lo stile Camera pre staging
a parità di prezzo, zona e quant’altro avete messo per arrivare a questo punto, su quale delle due immagini clicchereste prima???
Io credo sulla prima! Perché? è un fattore psicologico!
Avrete senza dubbio notato che le due foto ritraggono esattamente lo stesso locale, ma la seconda è letteralmente “spoglia” un pò buia…anonima! La prima invece è più luminosa, armoniosa, ha uno stile neutro in cui tutti bene o male si possono rispecchiare…sa di casa!

L’Home staging è un po’ questo: è letteralmente l’arte di “mettere in scena la casa”, valorizzando i punti di forza dell’immobile, creando la giusta atmosfera, l’effetto “WOW” per far sì che tutti i visitatori si sentano a casa, o comunque riescano ad immaginarsi vivere lì.

Mi spiego meglio:
se l’immobile è completamente vuoto un Home stager metterà alcuni elementi che possano dare l’idea degli spazi (altrimenti visti più piccoli di quel che effettivamente sono) pochi oggetti sapientemente posizionati, i colori rigorosamente neutri con pochi piccoli tocchi di accento per creare un’atmosfera accogliente che faccia sentire il maggior numero di persone “a casa”.
Se l’immobile è disabitato, ma ammobiliato, l’Home stager farà togliere tutto il superfluo, mantenendo quei pochi mobili, sempre per l’idea degli spazi, e nuovamente alcuni tocchi che valorizzino i punti di forza dell’ambiente.
Infine, se l’immobile, è abitato…l’Home stager suggerirà di togliere le foto e tutti quegli oggetti personali che faranno sentire il visitatore un ospite e non un possibile proprietario di casa! Potrà, inoltre, suggerire il cambio di posizione di alcuni mobili per meglio valorizzare la stanza.

Dopo gli interventi di Home staging un buon servizio fotografico aiuterà ancora di più ad attirare l’attenzione sull’immobile portando più visite e quindi più possibilità di vendita o affitto!

Mostro di seguito un paio di prima e dopo come esempi:

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Come vi sembrano??

Comunque avremo senz’altro modo di riparlarne nei prossimi post… ma se avete un immobile da vendere o affittare informatevi se nella vostra zona c’è un Home stager, questo affiancherà il vostro immobiliare di fiducia per offrirvi il miglior servizio possibile.

By Virginie Simonet

 

Oggi voglio parlare di “Social networks”! Tranquilli, non voglio insegnare a nessuno come si usano, anche perché non sono del tutto sicura di saper usare correttamente quelli a cui sono iscritta! 

E’ noto che ormai per poter avere visibilità internet è il veicolo più potente, ma spesso se ne sente parlare solo per quanto riguarda le insidie e i pericoli nascosti, lo stesso vale per i Social e per Facebook in particolare.

Voglio fare la voce fuori dal coro e raccontare quanto bene mi ha fatto l’iscrizione a Facebook: come molti ho ritrovato vecchi compagni di scuola e fin qui nulla di nuovo… ma l’anno scorso mi è capitato di fare tre incontri eccezionali che mi han davvero scaldato il cuore.

Durante il mio corso di Interior designer, spesso e volentieri navigavo in internet alla ricerca di novità, nomi illustri… e anche su Facebook cercavo gruppi dedicati.

Un giorno sono incappata nel gruppo Hps Official Angels    hps-angel-300x250e ho letto un articolo sul riuso delle vecchie cassette da frutta…. le stavo (a dire il vero le sto!) cercando da una vita per fare un coffe table per mia sorella, quindi commento e da lì è nata un’amicizia per ora virtuale con Laura Petrolo, di Homerefresh.it, una ragazza molto attenta al riuso creativo, piena di idee e di voglia di fare. Adoro la sua freschezza, il suo modo cortese di proporsi… è sempre un piacere scambiare due parole con lei! Abbiamo già deciso che ci incontreremo al salone del mobile quest’anno, non vedo l’ora!!

dc3385f3-31bd-42de-8a58-5c593863e145 Laura Petrolo

Nello stesso gruppo ho “incontrato” anche Fosca de Luca, Home Stager professionista, ho cercato il suo nome  sui motori di ricerca, guardato il suo sito (rinnovarecasa.net) e quando ho visto questa sua foto     Fosca. ho deciso che dovevo assolutamente conoscerla! L’ho cercata su Facebook e lei gentilmente ha accettato la mia richiesta di amicizia.

Lo stesso ho fatto con Claudia Brachini, Interior Designer e Home Stager (claudiabrachini.it), la quale, non solo mi ha accettato tra gli amici, ma mi ha subito scritto offrendomi la possibilità di incontrarci per chiacchierare della professione e di possibili collaborazioni….

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“COLLABORAZIONI”?????? sono rimasta a bocca aperta, credevo che questo vocabolo fosse stato cancellato dai vocabolari. E invece no!

E queste parole di Claudia non sono rimaste parole “buttate lì” lei e Fosca (ho scoperto poi essere amiche!) mi hanno invitato ad entrare nel gruppo Home Staging Lovers, una comunity di ben 200 membri, che fanno della parola “collaborazione” il loro “mantra”. Con alcuni di loro è nata un’amicizia virtuale, e con qualcuna ci siamo anche incontrate!

Oltre al gruppo, in cui ci si confronta, si chiedono (o si danno) suggerimenti e aiuti, è stata creata una pagina (con lo stesso nome “Home Stagin Lovers”) in cui a turno vengono valorizzati i lavori di ciascun membro e adesso partiranno anche delle piccole interviste per raccontare la storia di tutte le/li Home Stager… una pagina che nasce, appunto, dalla collaborazione e dalla voglia di crescere insieme, con la consapevolezza che in gruppo si arriva più lontani.

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Sono state fatte anche due start-up (e una è in programmazione) a Milano e a Bologna in cui alcuni colleghi, tra cui Fosca, hanno messo a disposizione dei partecipanti la loro professionalità per cercare di dare quegli spunti in più, che i corsi tradizionali non danno, per poter avviare con successo la propria attività…
Quale attività?? ma l’Home Staging naturalmente! che cos’è?????
beh ne parleremo nel prossimo post, quando avrò concluso anche questo corso presso Karismahomestaging, intanto potete curiosare la pagina Home Stagin Lovers e farvi un’idea!!!!

Alla fine W i Social!!!

By Virginie Simonet

 

 

BIOEDILIZIA – MATERIALI DAVVERO GREEN

Durante il mio corso di Interior Designer ho voluto e potuto approfondire la parte “ecologica” dell’arredo e dell’edilizia in generale.

Mi sono imbattuta in una intervista a Daniela Ducato, imprenditrice sarda, coordinatrice di ” La casa verde Co2.0″, che trasforma le eccedenze e gli scarti delle lavorazioni agricole in materiali bio e assolutamente sostenibili per l’edilizia. 

182655625-59694912-74c3-4a38-bcb9-d1df32545554 (Daniela Ducato)

Sono rimasta colpita dal fatto che non tutto ciò che crediamo essere Bio sia davvero tale, questo perché spesso sfruttano la mano d’opera e l’economia di popoli senza generare ricchezza per loro.

Io sono rimasta davvero stupefatta!

Ora la mia sarà stata ingenuità, ma non ci avevo mai pensato, per me se era una sostanza naturale era bio, fine del discorso… non mi sono mai soffermata ad andare oltre e me ne vergogno perfino un pò!!!

Da qui è nato il mio primissimo articolo, una intervista fatta a Daniela che gentilmente mi ha concesso un pò del suo tempo e che è stato pubblicato nel blog di divulgazione scientifica “Gravità Zero”.

(Tra l’altro questo blog risulta al secondo posto tra i blog più influenti di divulgazione scientifica, che onore per me!!!).

http://www.gravita-zero.org/2014/07/la-bioedilizia-e-i-materiali-green-non.html

LA BIOEDILIZIA E I MATERIALI “GREEN”: NON TUTTO ORO CIÒ CHE LUCCICA

 

Credit Photo:  www.edilana.com

SEMPRE PIÙ ECOLOGICI… PER DAVVERO?

Negli ultimi anni l’attenzione dell’uomo verso l’ambiente è aumentata in maniera esponenziale.

Si fa molta attenzione ad evitare l’inquinamento, a cercare di sfruttare energie rinnovabili e ci si concentra sempre più sull’utilizzo di prodotti “naturali”

Significa utilizzare prodotti reperibili in natura che abbiano proprietà che li rendano sani e privi di residui tossici.

Questo atteggiamento vale, naturalmente, in tutti i settori e va diffondendosi anche nell’architettura, più precisamente nella bioedilizia. 

Non solo si cerca di costruire (o ristrutturare) case ben coibentate al fine di ridurre gli sprechi energetici, ma lo si vuole ottenere con prodotti e processi eco compatibili.

Ma siamo sicuri che tutti questi materiali siano effettivamente “green”?

Che cioè che la loro produzione, raccolta e lavorazione abbiano un impatto minimo sull’ambiente?

Da sin. Daniela Ducato con Rita Assogna, alla consegna del Premio ITWIIN rivolto alle donne inventrici-innovatrici

L’imprenditrice sarda Daniela Ducato, coordinatrice de ‘La casa verde CO2.0’, ci spiega che purtroppo non è così.

Alcuni materiali, infatti, arrivano in Europa come materie prime e vengono trasformati nell’ingrediente ‘green’ dell’architettura ‘eco’.

Ma provengono da Paesi in cui vengono prodotti con processi che con la sostenibilità hanno poco a che fare.

PURTROPPO NO…

Ne è un esempio il Kenaf elemento assolutamente naturale, di derivazione vegetale, ottimo isolante termo-acustico.

Il problema, continua Daniela Ducato, è che “viene  coltivata sfruttando il lavoro sottopagato delle donne e senza generare ricchezza nel Paese, anzi sottraendo spazio all’agricoltura”.

La pianta viene esportata e in Europa per esser trasformata poi  in materia prima per la cosiddetta bioedilizia.

Altro problema gravissimo sono i materiali ibridi agro-petrolchimici composti da materie agricole e fibre petrolchimiche.

Si possono citare ad esempio i prodotti ottenuti mescolando insieme  canapa e le fibre petrolchimiche del poliestere.

Oltre al ciclo produttivo inquinante ed energivoro che appartiene a molti materiali energivori, gli ibridi non sono biodegradabili.

Le loro materie agricole e di sintesi, mescolate insieme non sono separabili alla fine del ciclo di vita e diventano rifiuti tossici all’atto della demolizione/smaltimento.

Potrebbero essere recuperati (anche se fortemente impoveriti) tramite la rigenerazione

Questo però comporta altro dispendio energetico ed ambientale, basti pensare ad esempio ai trattamenti di bagni di acidi e solventi, per ottenere fibre rigenerate.  

Poi ci sono i prodotti  che non dichiarano i siti di produzione, rendendo anonima anche la provenienza geografica di filiera produttiva, comprese le modalità di lavoro e i diritti salariali del paese di provenienza.

Nascondere dati così  importanti alimenta il dubbio che il produttore abbia qualcosa che non desidera far sapere.

in questo modo si tradiscono  tutti quei principi di eticità, trasparenza e informazione che rientrano nella tutela dei diritti del consumatore,del progettista, dell’impresa.

ANCHE LA COMUNICAZIONE È DIFFICILE

Ed ancora: sempre in bioedilizia è in forte crescita la comunicazione ingannevole di prodotti verdi “taroccati”!

Sono prodotti che usano nomi e comunicano il loro prodotto con un sound italiano o regionale, per  far credere che la produzione sia situata in una determinato territorio italiano.

Ciò induce il consumatore a credere che si faccia uso di materiali locali, mentre in realtà si tratta di prodotti che omettono provenienza e parte dei loro componenti o che dichiarano caratteristiche che non corrispondono alla realtà.

Daniela:  è possibile sapere da dove vengono i materiali che compriamo?

C’è, come per gli alimenti, una sorta di tracciabilità del prodotto finale? Altrimenti come è possibile essere sicuri di acquistare un prodotto che sia ecosostenibile a tutti gli effetti?

Sono pochi i prodotti che indicano in etichetta sito produttivo e la tracciabilità delle materie prime utilizzate con  la provenienza geografica.

Addirittura vi sono produttori che neppure dichiarano tutte le materie prime contenute nel prodotto.

In bioedilizia c’è ancora molto da fare da parte delle associazioni  delle  Istituzioni (comprese quelle che si dichiarano green).  

CASA VERDE CO2.0

A tal proposito come Casa Verde CO2.0 stiamo raccogliendo le firme di importanti partner per l’applicazione di un protocollo in bioedilizia, che seppur abbia carattere volontario da parte dei produttori, permette di trovare in etichetta i seguenti dati:

  • sito di produzione (da non confondere con sede legale, come molti in modo ecofurbo indicano)
  • tracciabilità dei componenti usati, provenienza. 
  • tracciabilità finanziaria  

Nel protocollo di Casa Verde CO2.0 non sono ammesse materie prime petrolchimiche, ibridi agro-petroliferi, vegetali  che sfruttano e inquinano in modo diretto e indiretto l’agricoltura, le risorse idriche e la biodiversità i paesaggi terrestri e marini, compromettono e danneggiano la salute.

Nello specifico non sono ammessi nei prodotti di Casa Verde CO2.0: 

  • Gli ibridi agro-petrolchimici e i petrolchimici. Il petrolio inoltre è la prima causa al mondo di guerre, conflitti sociali, di inquinamento, erosione e distruzione delle catene alimentari.  
  • le materie prime vegetali e animali, provenienti da coltivazioni e allevamenti intensivi (CO2 produttori) che competono con la produzione di cibo e sottraggono suolo e acqua all’agricoltura.
    Se usassimo solo materie agricole coltivate appositamente per usi in edilizia ed energia servirebbe la superficie complessiva di almeno 5 pianeti.
    Per tal ragione Casa Verde CO2.0 utilizza  solo eccedenze e i surplus di sottolavorazioni. 
  • Gli oli e i polimeri che seppur di origine vegetale non hanno documentazione di tracciabilità e di locazione geografica di materia prima e di conseguenza dei processi ambientali dei territori locali e dei diritti dei lavoratori.
  • I rigenerati Materie fortemente energivore e inglobatrici di energia grigia come lane di roccia lana di vetro lana basaltiche ecc, 
  • Qualsiasi materiale che seppur definito certificato non sia corredato da documentazione di tracciabilità e provenienza geografica e di ciclo di produzione di ogni elemento che lo compone.

QUALCUNO CI PROVA!

Dal 2006, da quando ha cominciato ad occuparsi del settore sviluppo dei materiali EDILANA EDILATTE ORTOLANA e OVILE SARDO DESIGN, le cose sono evolute velocemente, nel 2008 l’idea concretizzatasi nel 2011 di “La casa verde CO2.0” che le ha portato molti premi…  

Ci aggiorna sulle ultime novità e su cosa sta lavorando in questo momento?

L’ultima innovazione è EDIMARE nata grazie al trasferimento tecnologico da parte di EDILANA.

I prodotti EDIMARE sono degli isolanti termici e acustici realizzati con eccedenze di posidonia spiaggiata ascritta a rifiuto, consentono di risparmiare denaro e paesaggio, riducendo la quantità di materiali edili e di energia ottenuta da fotovoltaico,  fonti fossili ecc.  

I  pannelli isolanti, grazie all’elevatissima inerzia termica, a parità di risultato ottenuto permettono una riduzione dei costi economici e ambientali tra il 25 e il 30% in meno rispetto ad altri prodotti come fibre di legno, cellulosa ecc.

Il tutto si realizza con zero materiali petrolchimici ma solo con il 100% di fibre naturali.

Anche il processo produttivo e industriale, a crudo, è in linea anche con “la Dichiarazione d’indipendenza energetica dalle fonti fossili” di Greenpeace ed il protocollo di Indipendentismo petrolchimico” di Casa Verde CO2.0 di cui Edilana ed Edimare sono firmatari.   

Un’ultima domanda: le aziende che volessero rinnovarsi mettendo a disposizione esperienze e idee nel settore della bio edilizia, trovano ancora posto nel polo produttivo di ‘La casa green co2.0’?

Assolutamente si, sono le benvenute! Per farlo occorre l’adesione gratuita al protocollo in cui ci si impegna a produrre con le regole che ho descritto. Il polo è aperto a quanti vogliono produrre in sintonia con il pianeta e i suoi abitanti.

Per maggiori info: [email protected]

Dopo aver scritto questo articolo a luglio, ho fatto molta più attenzione a ciò che compro, in tutti i campi, e sono molto orientata al riutilizzo creativo!

Anche questo aiuta a salvare l’ambiente, ma ne riparleremo…

 

 

Oggi è una giornata un po’ così… costretta a casa per via dell’influenza dei miei figli… così assolti i miei compiti di mamma e casalinga, dopo aver controllato tutti i vari social a cui sono iscritta (la visibilità è tutto, ma questa dei social diventa un lavoro vero e proprio!!!!) mi sono messa a riguardare con un filo di nostalgia ai vari compiti eseguiti nel mio corso di Interior Designer… e ho sorriso rivedendo l’esercizio di stile che mi era stato dato.

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La mia professoressa mi aveva inviato questi due complementi d’arredo la “Credenza zero” e la “Poltrona Proust” chiedendomi di “combinarli” con altri elementi a seconda dello “Stile Design” e dello “Stile Country”.

Lì per lì panico assoluto…. la poltrona obiettivamente è “impegnativa”!!!! Comunque studiandoci un poco ecco i risultati:

Tutto sommato la poltrona nello stile “Country” non sta così male, basta riprendere i suoi colori in altri complementi!

Però è nello stile “Design” che trova, senza dubbio, la sua “posizione” migliore.

La poltrona Proust, in particolare diventa il “pezzo forte” e se giustificata riprendendo i suoi colori nei muri e nel tappeto davvero ci sta benissimo!

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 Alla fine me la sono cavata e sono riuscita a fare un esercizio di stile quanto meno accettabile!! Che ne dici ?

 

Dal 17 al 20 Gennaio 2015 a Rho Milano la fiera “Homi: i dieci stili di vita”.

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Quest’anno, FINALMENTE, ho potuto parteciparvi!!! Forse sembrerò infantile, ma L’Interior Design e tutto quello che gira attorno a esso è il mio sogno da sempre e ora ho la possibilità quantomeno di tentare di realizzarlo…e questa è un’emozione non indifferente!

Quindi eccomi qua ad un “one day in fiera” in compagnia di nuove amiche conosciute su Facebook, appartenenti al gruppo “Home Stagin Lovers” (di cui potete seguire la pagina se vorrete), abbiamo girato “solo” nei 6 padiglioni dedicati al “Living Habits” che era quello che ci interessava di più, vista la nostra professione.

Quando siamo entrate la vastità dei primi due padiglioni di Homi e la quantità di stand in essi presenti mi ha colpito e folgorato! Mi sono subito chiesta come avrei potuto vedere tutto… (e infatti credo proprio di essermi persa qualcosa, ma sarà per l’anno prossimo!!)!

Non c’è uno stand che non valga la pena guardare, mille e più spunti da prendere e “immagazzinare” per i prossimi lavori di Interior o Home staging, le ragazze ed io guardavamo e commentavamo ogni cosa, perché nel nostro lavoro anche il più piccolo particolare ha importanza, nulla è lasciato al caso, per creare una perfetta armonia e ambientazione. 

I padiglioni 2 e 4 erano dedicati alla cucina e il pranzo: piatti bicchieri, posate, tavole imbandite… da perdere la testa! I padiglioni 1, 3, 5, 7 erano dedicati alle decorazioni, suddivise in classiche e moderne.

In particolare padiglione 3 aveva anche la zona del tessile, il padiglione 5 dedicava una parte al garden & outdoor e il 7 alle fragranze e l’Home wellness.

C’è davvero da perdersi!!! Bisognerebbe cercare di pianificare un mezzo percorso da seguire, ma per farlo bisognerebbe conoscere un po’ le marche, i nomi e personalmente li sto imparando ora!

Due in particolare gli stand in cui ho lasciato il cuore: “Sambonet” che ha creato varie ambientazioni (soprattutto tavole imbandite) da cui prendere spunti; e “L’oca nera” tanti magnifici accessori per la casa e tante idee per decorare!

Di seguito vi posto un po’ di foto scattate quel giorno, perdonate la qualità mediocre, ma avevo con me solo una compattina! 

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È stata una giornata davvero divertente e “istruttiva” a fine giornata ero completamente distrutta, ma tanto felice,

La visita alla fiera Homi è stata una bellissima!

Non vedo l’ora arrivi ad aprile il salone del mobile (quest’anno dedicato ai designers emergenti).

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